
Sogna il ricco le sue ricchezze, che tanti grattacapi gli danno; sogna il povero di patire la sua miseria e povertà; sogna colui che a prosperare comincia, sogna chi s’affanna e anela, sogna chi insulta e offende, e al mondo, in conclusione, tutti sognano ciò che sono benchè nessuno lo sappia.
Io sogno che me ne sto qui, di queste catene gravato, e sognai che in un altro stato ben più lusinghiero mi stavo.
Calderón de la Barca, La vita è sogno
Talvolta le letture si intersecano in maniera misteriosa, accendono scintille e poi continuano per la loro strada. Ero alle prese con il nuovo romanzo di Massimo Torre quando la mia lettura ha incrociato il famoso monologo del principe Sigismondo ne La vita è sogno. E questo ha portato a Shakespeare e alla frase di Prospero ne La Tempesta:
Siamo fatti anche noi della materia di cui son fatti i sogni; e nello spazio e nel tempo d’un sogno è racchiusa la nostra breve vita.
E non è da questi interrogativi che prende il via La Dora dei miei sogni di Massimo Torre? Anche il protagonista sogna di essere “in un altro stato ben più lusinghiero” e “nello spazio e nel tempo di un sogno è racchiusa” la sua vera esistenza. Sì, perché Mauro Sardonico nel sogno ha trovato tutto quello che dalla vita cerca. L’amore. Ma non solo l’amore, anche la totale reciproca comprensione, la fusione quasi di due corpi e due anime. Insomma -la ripetizione è più che voluta, necessaria – nei sogni Mauro ha trovato la donna dei suoi sogni. Dora. Dora, Dora, Dora, Dora, Dora, come ripete ossessivamente. Il suo altrove, il suo tutto, il riposo e il sesso appagante, la compagna perfetta. Non vorrebbe far altro che dormire per ritrovare a ogni istante la sua felicità.
Purtroppo, però, ha anche una vita reale e lì non tutto fila liscio. Anzi. Nella realtà Mauro Sardonico, inventore della polizza assicurativa Vitanaturaldurante, che ottiene un gran successo, vede morire l’uno dopo l’altro i clienti che la sottoscrivono, ognuno orribilmente marchiato sulla fronte da un aforisma di Zurau.
Per la legge e per la società il pacifico, innamorato sognatore/assicuratore diventa un pericoloso assassino.
Eppure sa che qualcuno gli ha “fatto il vuoto intorno” e ci ha “infilato dentro un bel po’ di cadaveri”: sa di essere innocente, ma non sa come dimostrarlo. Il sogno si trasforma in incubo, Dora sfugge, ricompare, Mauro finisce in una folle prigione di vetro, dove tutti sono nudi e tutti vedono tutto, circondato da personaggi bizzarri – il nano, il trasparente, l’avvocata-gallina.
Durante tutte le inenarrabili (eppure vivacemente narrate dalla penna di Torre) vicissitudini alla ricerca di una verità che si dissimula dietro scenari sempre più intricati, il lettore si ritrova ad addentrarsi nella psiche del protagonista come in un luna park, non troppo ameno, a dire il vero, ma ricco di sorprese.
Alla fine di questo percorso ad ostacoli, la domanda eterna: dove finisce la realtà e dove inizia il sogno? E la risposta la conosce solo Dora.

La Dora dei miei sogni, Massimo Torre, marzo 2018, Giulio Perrone Ed., 283 pagg., 16 euro
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