Poesia de Natale (ovvero Lo scambio de l’auguri)

– Che se dice, Giggì

come vanno le cose ?

– E come vanno, così…

nun so’ fiori né rose

e questo già lo sai,

ma aggiungo, si permetti,

che so’ sortanto guai,

come la metti metti.

– Eh mo’, guai solamente !

Me pare un poco tanto :

io vedo che la ggente

non dico sta n’incanto

ma manco se butta giù

– A bello, ma ‘ndò vivi ?

Vedi troppa tivvù :

te dicheno dei divi

che fanno li milioni,

e così ce se scorda

dei poveri fresconi

che tirano la corda

p’arrivare alla cena

si hanno magnato a pranzo.

La tivvù solo è piena

de piatti da romanzo,

che gli sceffe stellati

nzegnano a preparà.

Ma quanti penzionati

che nun ponno arriva’

diggiuni ar ventisette,

a corto de quatrini

magnano scatolette

e scarti, poverini ?

E ancora, c’hanno ‘n tetto!

che sinnò stai pe’ strada

e t’addormi su ‘n letto

de cartoni, ma abbada

che nun vie’ n’assassino

che pe’ scaldatte ‘n poco

-dice- co ‘n accendino

ce prova a datte fòco.

-Ah Giggì, ma stai male !

Nun penzi, amico mio.

Che fra poco è Natale ?

Gli auguri, santoddìo,

la viggilia, i parenti,

nun te scardano er còre ?

Semo tutti contenti

er giorno der Signore,

semo tutti più bboni.

– Più bboni pe’ ddù ore

e pe’ l resto cojoni.

Nun basta er Sarvatore

a mijorà er macello

ch’avemo tutt’attorno:

artro che Bambinello,

artro che santo giorno,

qua ce vo’ l’omo ragno

che metta ‘n po’ de strizza,

e botte ar monno indegno

finacché nun s’addrizza.

– Be’, mo’ s’è fatto tardi,

me ne torno a casetta,

me metto i panni cardi

che qua tira n’arietta !

Auguri, Giggì bello,

pe’ questa notte santa

e che l’anno novello

porti fortuna e tanta.

– A te e famija auguri,

pure che n’zerve a ‘n cazzo,

v’auguro, amici cari,

felicità e sollazzo.

Si nun so’ fiori o rose,

l’auguri male n’fanno :

a tutti care cose

e felice nuovo anno.

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Categorie: d'Inediti

Autore:diLetti e Riletti

Blog di libri, letture, divagazioni. www.dilettieriletti.wordpress.com

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