
Voglio qui trattare un argomento dolente, oltre a fare pubblica confessione di una mia terribile colpa e del mio tentativo di riabilitarmi. Ma procediamo con ordine.
In Italia ci sono sempre meno lettori, pare. A questa positiva tendenza tentano di contrapporsi pochi scellerati con iniziative mediatiche fortunatamente di scarso rilievo. Ma voglio qui spiegare i motivi per cui leggere è non solo potenzialmente pericoloso, ma realmente dannoso.
Il tempo per leggere è tempo rubato alla vita quotidiana, proprio come il tempo per scrivere, d’altronde, o per amare. Se un economista dovesse seriamente pensare all’amore come ad un investimento del tempo, probabilmente ci direbbe che stiamo sprecando il nostro piccolo capitale. Amare è un rischio, un investimento a basso rendimento, se va bene. Altrimenti, un derivato tossico. Chi ha il tempo di innamorarsi? la vita è già sufficientemente complicata così.
Ma non si è mai visto un innamorato sensato e capace di far calcoli, e non esiste un innamorato che non dedichi il tempo sottratto all’abitudine all’oggetto del suo amore.
Chi, allo stesso modo degli innamorati, ha il tempo di leggere? Nessuno. Per citare un pessimo esempio, io ho troppe cose da fare, troppi luoghi da raggiungere di corsa, troppe persone con cui parlare, troppi rumori da ignorare. Eppure leggo sempre, da sempre. Potrei affermare che non so “nonleggere”. E per questo le mie giornate sono lunghissime, le mie notti sempre troppo brevi. Ed ogni minuto che dedico alla lettura è sempre, sempre tempo rubato (a meno che tu non legga per mestiere, o fortunato essere).
Rubato a cosa? ma al dovere di vivere: di fare, di lavorare, di produrre. Quindi il lettore è, come prima cosa un ladro. E un ladro dei peggiori, perché ruba a sé quanto agli altri.
Chi legge -durante il tempo dedicato a questa attività- non produce, è un fannullone. Al limite, produce idee, e anche lì: le idee possono essere pericolose, dannose per sé e per gli altri. Ben lo sanno politici attaccati alla poltrona e dittatori di ogni sponda, che in ogni modo contrastano la libera circolazione di idee, soprattutto attraverso il controllo delle pubblicazioni.
Chi legge, quindi, non solo è chiaramente un nullafacente, un improduttivo, ma anche un eversivo in pectore.
Ma non basta. Chi legge -essendo la lettura un’occupazione che prevede silenzio e isolamento- è un essere antisociale. In questo senso, un manipolo di lettori in un vagone della metropolitana è potenzialmente pericoloso almeno quanto un bagaglio contenente esplosivo. C’è infatti da chiedersi come mai non mettano dei book-detector all’ingresso delle stazioni (spero che qualche avveduto amministratore voglia tener conto del mio suggerimento).
Last but non least, il lettore in genere è affetto da manie ossessivo-compulsive: c’è chi accumula libri che non riesce a leggere, chi li annusa, chi ci scrive sopra, chi non sopporta quelli che ci scrivono. Durante la lettura, alcuni diventano sordomuti, altri ridacchiano e gesticolano da soli, altri ancora scoppiano in pianto immotivato. La maggior parte di essi non discerne la vita reale da quella descritta nei libri e spesso si verificano casi di stalking nei confronti di malcapitati autori.
Ricapitolando: ladro, fannullone, eversivo, antisociale e maniaco, il lettore è un essere pericoloso per se stesso e per gli altri. Io ormai giaccio rinchiusa in una clinica per disintossicarmi, ma voi…o giovani ancora ingenui, voi non cascateci: la riabilitazione è lenta e dolorosa e incerta. Reagite con vigore ai cattivi maestri, rifiutando di legger altro che notifiche e messaggi su whatsapp. Se siete costretti, limitatevi a guardare le immagini.
Non leggete, fatevi questo favore. E ricordate sempre che nulla vi sarà precluso: pur senza aver letto altro che la Gazzetta del calciobalilla o Amica Moderna, anche da illetterati assoluti e del tutto incompetenti, nessuno potrà impedirvi di diventare miss Gambelunghe o senatori della Repubblica.
Francesca Schipa
(dalla Casa di Riabilitazione contro la Lettura Compulsiva “A. Razzi”)
E tu cosa ne pensi?