Alla Central Library di Los Angeles: andiamo? Andiamo.

 

Un paio di anni fa, mentre traducevo l’intervento di Neil Gaiman a favore della lettura in generale e delle biblioteche in particolare, ho iniziato a fantasticare su un giro del mondo che mi portasse da un Paese a un altro, di biblioteca in biblioteca: ero certa, e lo sono tuttora, che questo “viaggio interbibliotecario” disegnerebbe un quadro ben preciso dello stato della cultura nei vari Paesi. Temo che l’Italia, culla di tanta cultura in altri settori, non brillerebbe particolarmente: le biblioteche scolastiche sono misere, le universitarie chiudono e quelle statali faticano a mantenersi sempre aggiornate; le aperture serali sono una rarità e secondo i dati del CEPELL (www.cepell.it)  le disparità fra nord e sud e la discrepanza tra domanda e offerta sono considerevoli. Sospetto inoltre che la nostra idea di biblioteca sia ancora quella di un polveroso contenitore di libri frequentato da roditori, studiosi svampiti e vecchie zitelle.

Per questa ragione, mentre ero in giro per parchi e città negli Stati Uniti, l’idea di vedere da vicino uno di questi posti magici descritti e difesi da Gaiman,  quei luoghi che fanno capolino in quasi tutti i romanzi americani, mi ha fatto mettere in croce tutta la famiglia fino a che…

Ecco, la fortuna (mia, e solo mia) ha voluto che la Central Library di Los Angeles fosse a due –due, vi rendete conto?– soli isolati di distanza dall’hotel: andiamo? Andiamo. E io ho le ali ai piedi, sembro un cane che veda il padrone col guinzaglio in mano, tanto che arriviamo in anticipo, la biblioteca non è ancora aperta. Mancano pochi minuti alle dieci e mentre aspettiamo che apra, ve la descrivo brevemente: la Central Library è una delle più grandi al mondo come numero di volumi disponibili (più di sei milioni!). Circondata da un giardino dove chioccolano fontane ricoperte di scritture in varie lingue, occupa un edificio anni ’20 con una torre sormontata da una piramide in stile egizio che si stacca decisamente dai grattacieli che la circondano. E l’effetto forse è voluto: contro il grigiore metallico dei giganti consacrati agli affari, l’oro dei mosaici sul tetto splende come la luce della conoscenza.

Ingresso ore 10

Ingresso, ore 10

Eppure, mentre aspettiamo, ci assale un certo disagio: c’è folla davanti all’ingresso, e sono quasi tutti senzatetto; alcuni si sono appena alzati dalle panchine del giardino, dove hanno passato la notte. Hanno gli occhi socchiusi, i capelli dritti in testa, buste gonfie di averi sgualciti, e guardano nel vuoto: cosa ci fa davanti a una biblioteca tutta questa gente? Alle dieci in punto, quando le porte aprono, scivoliamo tutti dentro: l’ho già detto che siamo una folla? E io sembro Alice nel Paese delle Meraviglie, tra lo stupìto e lo stupido. Quasi tutti sanno dove andare, e vanno veloci; noi no, e iniziamo a girare a caso. Il luogo è enorme, ma si riempie di vita in un attimo. Entriamo nei locali dedicati alla piccola mostra dedicata al quartiere scomparso di Bunker Hill, ma sono impaziente di immergermi nei libri: venite, seguiamo le indicazioni!

Soffitto centrale

Soffitto centrale

Nonostante molte sale si trovino in basso, c’è luce naturale ovunque: la biblioteca ha subìto gravi danni nel 1986 per due incendi (400mila volumi distrutti e moltissimi danneggiati da fuoco e acqua), ma l’incendio ha dato anche il via ad una splendida ristrutturazione. Scendendo di diversi piani sotto vetrate e lampadari ornamentali, abbiamo capito il motivo della presenza di tanti homeless: grazie alla tessera gratuita, chiunque può aver accesso gratuito ad un computer collegato al web per 15 minuti al giorno; in questo modo anche chi non ha un indirizzo fisso può essere reperibile e accedere alle offerte di lavoro che potrebbero cambiare la sua situazione.

La sala pc è ampia, seminascosta da vetri colorati, si forma subito una fila ordinata e taciturna. In altre sale vi sono scrittoi singoli per ritirarsi a lavorare in silenzio, poltrone e divani dove alcuni anziani sonnecchiano tranquilli. Non è casa, ma quasi: è uno spazio sicuro, un rifugio dal mondo.

Sala computer

Sala computer

Su ogni piano si aprono sale divise per settori; e mentre giriamo di sala in sala, salendo e scendendo con la bocca aperta, devo raccontarvi un episodio. Dipartimento di studi storici, iniziamo a curiosare tra un’infinità di libri e repertori antichi.

Una lunga mappa coperta da disegni colorati si stende su uno schedario: ci perdiamo così a guardare la storia del mondo sintetizzata in quattro metri di carta lucida, un reticolato dal 4000 a.C. al Novecento (ho saputo poi che l’originale del 1870 circa è stato più volte aggiornato negli anni). Prima di andar via, chiedo alla bibliotecaria se quella mappa è in vendita presso la libreria: lei si consulta col collega seduto accanto, entrambi scuotono la testa, sicuramente no.

E va bene, andiamo? Andiamo.

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Il regalo

Risaliamo di un piano, una voce dietro di me mi fa sobbalzare: quando mi giro, il collega della signora, un omone dal sorriso gentile, si scusa. E mi porge con le scuse una copia della mappa, nuova, chiusa in un cellophane scricchiolante. È per me. Un regalo. 

Mi trema la voce mentre cerco di capire, sono rossa e mi vergogno da morire delle lacrime che mi salgono agli occhi.  È un regalo, tutto qui: se voglio, posso fare una donazione alla biblioteca, ma non sono tenuta. Se sono arrivata con le ali ai piedi, esco avvolta da una nuvoletta di felicità, stringendo il libro.

Gentile bibliotecario del dipartimento di Studi Storici della Central Library che non saprà mai tutto questo, grazie.

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Autore:diLetti e Riletti

Blog di libri, letture, divagazioni. www.dilettieriletti.wordpress.com

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