
Il verbo leggere non sopporta l’imperativo, avversione che condivide con alcuni altri verbi: il verbo “amare”… il verbo “sognare”… Naturalmente si può sempre provare. Dai, forza: “Amami!” “Sogna!” “Leggi!” “Leggi! Ma insomma, leggi diamine, ti ordino di leggere!” “Sali in camera tua e leggi”” Risultato? Niente.
Come non essere d’accordo con questa frase di Daniel Pennac? Non si può, eppure… eppure i dati sulla lettura sono sconfortanti, tutti scrivono, nessuno legge. Verrebbe voglia di scendere per strada con un megafono e urlare a pieni polmoni: Leggete, tutti!
Non so bene a che tipo di conseguenze andrei incontro, ma dubito che scamperei a un TSO e poi pare, ma non è detto che in seguito a un esaurimento io non ci provi, che non porti risultati. Tuffarsi tra le pagine fa bene, aiuta e non mi riferisco all’ovvia beatitudine capace di ricavare da un libro ben scritto, no, io parlo di altro. Leggere non tollera imperativi, ma qualche ottativo magari sì.
- Un recente studio norvegese nell’ambito della ricerca Health in Every Word, seguito da un articolo apparso sullo Science Daily, ha dimostrato che leggere fa bene alla salute, letteralmente. Chi legge infatti ha maggiori capacità di ricezione e interpretazione di informazioni sul proprio benessere e sulla prevenzione.
- Un team di neurobiologi, con a capo Natalie Phillips, ha condotto un esperimento presso l’Università di Stanford. L’esperimento in questione consisteva nel monitorare l’attività cerebrale di un gruppo di studenti mentre questi erano impegnati nella lettura di un romanzo di Jane Austen. Risultato? La risonanza magnetica, alla quale erano sottoposti, ha dimostrato un maggiore afflusso di sangue al cervello, precisamente a quella parte dedicata alle operazioni che richiedono maggiore attenzione e coordinazione. Leggere dunque non solo rilassa, ma allena il nostro organo più importante.
- Non leggete solo per voi stessi, leggete ad alta voce ai vostri bambini. Questa attività stimola i neuroni dei bambini (quei nuovi neuroni che, se non sollecitati, finiscono per morire). In questo modo diminuisce il rischio che i pargoli, pargoli felici, diventino adolescenti aggressivi. Leggere infatti ai piccoli in età prescolare diminuisce le possibilità che questi sviluppino poi comportamenti anti-sociali. Parola di pediatra.
- Sì è stabilita una relazione, un algoritmo, che svela una connessione tra lettura e delinquenza. Non vuol certo dire che chi non legge è un criminale, ma significa senz’altro che chi legge ha meno possibilità di diventarlo in futuro, così come ricordava Neil Gaiman.
- Chi non legge ignora, ed è per questo più facilmente malleabile e influenzabile. La recente storia politica del nostro paese non ne è forse una prova? Consentiamo a una massa di ladri con un bagaglio culturale non dissimile da quello d’un asino di saccheggiare e deturpare, ingannarci e depauperarci del futuro. Chi legge resiste, chi legge conosce, chi legge si oppone.
E se tutto questo non basta, se non basta il potere immaginifico delle parole, la magia di un testo bello e di una trama che rapisce, se non è sufficiente l’ampliamento di mente e vocabolario, se non basta il semplice piacere ricavabile da una lettura, che fare?
Torniamo ai bambini, è da lì che dobbiamo partire. E torniamo a questa classe dirigente che corre sul posto senza avanzare: è il potere che ci vuole dimessi e nulla sapienti. E noi allora diveniamo partigiani, brandiamo i classici e spingiamo gli emergenti.
Leggere non tollera imperativi è vero, ma lo stato di cose non tollera ignavia. Non smettete di tentare di convertire qualcuno a questa attività, fatevi dare del pedante (tanto leggete, ergo lo pensano lo stesso). A nessuno può imporsi, ma a tutti può consigliarsi. Diventate militanti della parola scritta.
Ricordate che altrimenti Dante vi sputerà api nelle terga, e voi lo sapete, chi non legge no.
Bellissimo manifesto!
Io mi sento spesso dare della snob (oddio, un po’ la sono…) quando faccio notare che, sì, è così, leggere rende migliori. O almeno più empatici ed efficienti, ecco.
Che facesse bene alla salute però non lo sapevo. Mi sento già più longeva xD
Corriamo il rischio di battere Matusalemme, se continuiamo così. Comunque, anche più semplicemente, mantenere cervello e cuore in allenamento non può far altro che bene…e Mr Darcy è senz’altro più affascinante del sudoku… 😀
Ci provo anche io, ma senza diventare insistente, proprio per far vedere che grazie alla lettura sono anche più tollerante verso le differenze. Ogni tanto la soddisfazione di sentirmi dire da qualcuno “ho letto il libro che mi avevi consigliato” l’ho avuta, e mi sono sentito gonfio e tronfio 😀
Scusa se mi permetto, premettendo che sono d’accordo su tutto, vorrei solo precisare che i risultati dell’esperimento sono un po’ diversi e più complessi.
Cioè, quello che dici è giusto, ma non è il punto focale dello studio.
(Nessun neurologo si stupirebbe del fatto che durante un’ operazione cognitiva, come quella della lettura, il flusso di sangue al cervello aumenti. Sarebbe come stupirsi dell’ aumento dell’ afflusso sanguigno al compartimento muscolare durante un esercizio fisico.)
Lo studio ha rilevato differenze nell’attivazione cerebrale a seconda di COME si legge,
in particolare fra lettura superficiale (casual reading) e lettura “concentrata”, cioè come quando si legge per studiare (focused).
Insomma, pare che nella focused reading si attivino delle aree cerebrali che non sono normalmente coinvolte nei processi cognitivi, in particolare l’area del tatto e le aree del movimento.
Praticamente ognuno di noi si immerge a tal punto nella storia da partecipare fisicamente: se il personaggio corre, tu corri, se nuota, nuoti anche tu.
Non è bellissimo?
Ripeto, scusa per la precisazione, non voglio fare la rompiballe saccente.
E’ solo che mi sembra una cosa splendida.
Cara Zelda, scusarti di cosa? Ho apprezzato moltissimo il tuo commento e la tua integrazione al mio articolo, forse non abbastanza esaustivo, hai ragione, per ragione di spazio. Spero anzi che ti sentirai libera di commentare (giuro io mai ti darò della rompiballe) ogni qual volta vorrai condividere qualcosa di così interessante.